I filtri fotografici sono accessori presenti da sempre nell’attrezzatura dei fotografi professionisti e degli appassionati più evoluti.
Nonostante l’avvento del digitale li abbia in qualche modo posti in secondo piano, preferendo strumenti software di post-produzione ai tradizionali vetrini, chi ha a che fare con la fotografia paesaggistica conosce bene, o dovrebbe conoscere, gli indiscussi vantaggi derivanti dall’impiego di questi oggetti.
FILTRI A VITE.
Fino ad ora ho sempre utilizzato solo filtri a vite, e ho rimandato l’acquisto di quelli a lastrina, sia per il loro costo, sia perchè ho preferito prima avere un buon corredo di lenti.
I filtri a vite hanno una forma circolare e presentano una filettatura, al fine di poterli avvitare sulla parte frontale dell’obiettivo.
Il materiale con cui sono realizzati è generalmente il vetro. Dato che la stragrande maggioranza delle lenti in commercio possiede la filettatura frontale, questa categoria di filtri è anche la più conosciuta ed utilizzata.
Ogni obiettivo e, quindi, ogni filtro possiedono diametri con dimensioni precise, le cui misure espresse in millimetri (mm) sono sempre riportate su ciascun prodotto. Appreso questo, prima di procedere con un eventuale acquisto, è necessario scegliere un filtro con diametro identico a quello dell’obiettivo insieme a cui si intende utilizzarlo.
Tali accessori hanno il vantaggio di essere poco ingombranti e facili da montare/smontare.
Di contro, in presenza di “vetri” digradanti, cioè caratterizzati da una colorazione non omogenea (ma sfumata), non consentono di traslare la gradazione in nessuna direzione (alto, basso, destra, sinistra) perché avvitati alla lente.
Inoltre, se si possiedono obiettivi con diametri differenti, è necessario acquistare più misure per lo stesso tipo di filtro.
trai filtri a vite più utilizzati nella fotografia digitale, ci sono i filtri polarizzatori, e i filtri neutri.
Il filtro neutro è utilizzato per diminuire la quantità di luce che raggiunge il sensore, permettendo di scegliere un tempo di esposizione più lento o un diaframma più aperto a seconda delle esigenze di ripresa. Il filtro è opaco e di colore grigio neutro ed è disponibile in diverse gradazioni, solitamente da ND2 a ND16, valori che indicano il coefficiente in base al quale stabilire la corretta esposizione rispetto a quella calcolata in assenza di filtro.
I filtri neutri vengono impiegati sia per fotografia di effetto sia per ovviare ad una forte sovraesposizione non altrimenti evitabile.
Viene spesso utilizzato per fotografare fontane o cascate, in quanto il notevole aumento del tempo di esposizione rende l’acqua in movimento più fluida e uniforme.
Altro impiego è quello in fotografia architettonica: l’aumento del tempo di esposizione fa sì che soggetti indesiderati “spariscano” dall’inquadratura per effetto del loro stesso movimento.
Il filtro polarizzatore invece blocca la luce polarizzata, impedendone il passaggio: questo ha effetto sulla luce riflessa da molte superfici (non metalliche), che è polarizzata. Per esempio, sgradevoli riflessioni su superfici lisce possono essere ridotte, ed è possibile restituire la trasparenza ad un corso d’acqua illuminato dal sole, che altrimenti apparirebbe bianco o molto chiaro a causa della riflessione della luce. Allo stesso modo, il cielo viene reso più terso e saturo bloccando la luce riflessa dal vapore acqueo presente nell’aria. Anche i riflessi su vetrine e finestre vengono ridotti, restituendo così la trasparenza del vetro.
Il filtro è montato su una ghiera rotante atta ad orientare l’asse di polarizzazione. Questo consente di aumentare o diminuire l’effetto. È disponibile in due tipi, lineare e circolare; quest’ultimo è stato introdotto per l’utilizzo con obiettivi autofocus.
Per massimizzare l’effetto, è preferibile inquadrare avendo il sole di lato e la miglior riduzione dei riflessi si ottiene angolando l’ottica a circa 30/45° rispetto alla superficie riflettente. Successivamente, si agisce sulla ghiera rotante fino ad ottenere l’effetto desiderato.
Il filtro ultravioletto o filtro UV è utilizzato invece per assorbire delle lunghezze d’onda impercettibili all’occhio umano ma che vengono registrate sulla pellicola aumentando l’effetto di foschia e modificando la tonalità dei colori. Questi effetti sono più facilmente riscontrabili in zone “ricche” di raggi ultravioletti come al mare o in montagna. molti fotografi lasciano sempre un filtro UV montato sulla lente frontale, per proteggerla da eventuali urti e da polvere o graffi. Bisogna però cosniderare che tutti i filtri fotografici creano un nuovo livello vetro-aria che deve essere attraversato dalla luce per raggiungere il sensore. Questo comporta sempre una pur minima attenuazione e una perdita di definizione dell’immagine. Un buon paraluce sempre montato secondo me è sufficiente per garantirsi un buon grado di protezione.
I filtri digradanti possiedono una zona trasparente che sfuma verso una zona opaca; agiscono solo su una parte dell’immagine sono spesso utilizzati nella fotografia paesaggistica per scurire il cielo e mantenere una esposizione uniforme in tutta la scena inquadrata. La zona opaca può essere grigia o colorata, per accentuare un tramonto o creare altri tipi di effetti atmosferici.
I filtri digradanti, come quelli neutri, sono misurati in ND, fattore che indica la quantità di luce attenuata. Ad esempio, un ND4 riduce di quattro volte la luminosità. Sono disponibili in lastre da inserire negli adattatori frontali oppure da avvitare nella presa filettata. Il primo tipo è da preferire perché permette una migliore regolazione della zona da scurire, mentre il secondo è sempre limitato al 50% della scena inquadrata. Questo filtro è utile anche nel digitale, perché corregge e migliora la latitudine di posa del sensore.
FILTRI A LASTRINA.
I filtri a lastrina si presentano in forme rettangolari o quadrate e vengono fissati alla macchina fotografica mediante un supporto apposito, detto holder, da interporre tra filtri e obiettivo.
Questo sistema permette di traslare i filtri lungo un asse, consentendo di regolarne la posizione. Se per un filtro ND omogeneo tale grado di libertà non comporta alcun beneficio, per i digradanti è un vantaggio impareggiabile.
D’altro canto, i filtri a lastrina sono più ingombranti, delicati e richiedono uno specifico supporto per essere utilizzati.
Esistono alcune aziende specializzate nella produzione di questi accessori. Non tutte però offrono lo stesso livello qualitativo.
i principali marchi di produttori di filtri a lastrina sono:
Singh Ray www.singh-ray.com
Lee Filters www.leefilters.com
Hi-Tech www.formatt.co.uk
Cokin www.cokin.com
li ho indicati dal più costoso al meno costoso.
dopo mille ricerche sul web, e con in mente la frase “chi più spende meno spende”, mo sono orientato verso i filtri della Lee. ho scartato subito i Cokin, perchè a detta di molti, introducono delle dominanti difficili da trattare anche in post produzione.
l’altro grosso problema, oltre al costo, è la loro reperibilità, in Italia sono praticamente introvabili, e bisogna rivolgersi all’estero. Io li ho presi in inghilterra, da Studio Kit Direct (www.studiokitdirect.co.uk), il loro servizio è ottimo, ho ordinato i filtri la domenica sera e il giovedì della stessa settimana mi sono arrivati a casa, tramite posta aerea: la spedizione è un po’ cara così come i filtri, ma se si vuole il meglio non bisogna badare a spese…
Utilizzo dei filtri a lastrina.
Per poter utilizzare i filtri a lastrina è necessario disporre di un paio di componenti ausiliari, al fine di rendere più agevole e sicuro il loro impiego.
Questi elementi sono:
l’anello adattatore, elemento di “giunzione” tra l’obiettivo e il portafiltri (in inglese: adaptor ring)
Inoltre non possiamo tralasciare un altro elemento che, anche se esula dal contesto, riveste una certa importanza: il treppiede.
l’insieme dei tre componenti(portafiltri, anello adattatore e filtro vero e proprio) rappresenta l’equipaggiamento di base per avvicinarsi a questo genere fotografico.
in realtà è possibile utilizzare anche i filtri a mano libera, e molti lo fanno, però in questo modo la posizione del filtro sarà quantomeno approssimativa, e in un certo senso si perderà l’essenza di questo tipo di fotografia: la pianificazione di ogni singolo scatto e lo studio ragionato della composizione e dell’esposizione.
Tutti i filtri lee arrivano protetti da una propria custodia.Io ho preso il digital Starter Kit, che contiene un holder di base(Foundation Kit) e due filtri, un ND 0.6 e un digradante HARD sempre a 0.6. la confezione comprende anche un portafiltri a tre posti e un panno per la pulizia.
oltre all’holder è necessario ricordarsi di comprare gli anelli adattatori, ne serve uno per ogni diametro di obiettivo che si possiede.Ci sono modelli specifici per gli obiettivi grandangolari(costano un po’ di sterline in più) che minimizzano l’effetto vignettatura avvicinando l’holder alla lente.
Il portafiltri consente di alloggiare un determinato numero di lastrine (1, 2, 3 o 4) nei suoi appositi comparti.E’ progettato per contenere filtri standard con larghezza di 100 mm. Le due versioni commercializzate più note sono il professional kit e il foundation kit. Il primo consente di montare fino a 4 filtri in contemporanea, il secondo si limita a due.
Per potersi innestare sull’anello adattatore, il portafiltri sfrutta un fermo metallico ad aggancio e sgancio rapido, la cui tenuta è garantita da un meccanismo a molla. Ciò consente, tra le altre cose, di poter ruotare l’holder e quindi i filtri montati su di esso di 360°, semplicemente allentando il fermo a molla.
TIPI DI FILTRI A LASTRINA.
Neutral Density Standard Filters (Filtri ND standard)
Sono i classici filtri ND non digradanti (quindi omogenei).Il materiale di cui sono fatti è una resina di alta qualità. Ogni singolo filtro viene lavorato/rifinito a mano.
Hanno una forma quadrata il cui lato misura 100 mm.
Sono disponibili più varianti, a seconda dell’intensità oscurante.
Le più note ed utilizzate sono: 0.3 (1 stop), 0.6 (2 stop) e 0.9 (3 stop).
Vengono commercializzate anche versioni in vetro, chiamate “Proglass ND Standard Filters”, più costose di quelle in resina.
ND Graduated Hard Filters (Filtri GND Hard)
Filtri ND digradanti di tipo Hard.
Questi filtri presentano uno stacco netto tra le due metà del filtro.Hanno una forma rettangolare le cui dimensioni corrispondono a 150 mm x 100 mm, sono disponibili più varianti, a seconda dell’intensità oscurante.
Le più note ed utilizzate sono: 0.3 (1 stop), 0.6 (2 stop) e 0.9 (3 stop).
Filtri ND digradanti di tipo Soft.
a differenza dei precendenti, presentano una sfumatura “soffice” tra le due metà del filtro.Sono disponibili più varianti, a seconda dell’intensità oscurante.
Le più note ed utilizzate sono: 0.3 (1 stop), 0.6 (2 stop) e 0.9 (3 stop).
“The BIG Stopper” (Filtro ND da 10 stop)
Filtro Neutral Density “speciale” di intensità oscurante pari a 10 stop.La sua caratteristica è quella di attenuare la luminosità della ripresa di ben 1000 volte! E’ utilizzato per effettuare lunghe/lunghissime esposizioni anche in situazioni di illuminazione diurna.
L’originale big stopper della LEE è praticamente introvabile. ho ripiegato sull’analogo prodotto della HITECH che si innesta sull’adattatore della lee.
Il filtro ha una leggera dominante azzurra, che può però essere corretta facilmente in postproduzione.
IL MIO KIT.
il mio kit alla fine è composto da:
Digital starter kit che comprende
- holder
- filtro ND graduato Hard da 0.6
- filtro ND da 0.6
- contenitore per 3 filtri e panno per la pulizia
salve come si conservano i filtri lee? li posso togliere dalla custodia di carta tipo velina ed inserirli direttamente nel loro involucro in panno? grazir
io ho acquistato il pacchetto che conteneva anche la custodia a 3 sompartimenti, le veline si sono distrutte con l’uso, anche perchè sono parecchio disordinato…i filtri li tengo direttamente nella borsa, ogni tanto li pulisco con il panno. si sono rigati nella parte che sfrega contro la slitta dell’holder, ma ciò ovviamente non influisce sulla resa delle foto…